Tra gli errori più frequenti che si possono fare nell'affrontare il percorso riabilitativo di una mano c'è sicuramente quello di considerare la pallina come il primo e più utile esercizio da fare.
Tuttora quello di stringere la cosiddetta pallina e' l'esercizio domiciliare che viene dato con maggiore facilita' da medici e terapisti ed è sicuramente il rimedio
"fai da te" per eccellenza che il paziente svolge per sentito dire da amici o conoscenti che hanno avuto analoghi problemi.
SFATIAMO UN MITO! Ma perché la famosa pallina non va bene?
Nella complessità dei suoi movimenti, dalle prese fini a quelle di forza, la mano e' regolata da un preciso equilibrio e da una perfetta coordinazione tra muscoli flessori ed estensori , tra muscolatura intrinseca ed estrinseca.
Nello stringere una pallina vengono costantemente sollecitati solo i muscoli flessori delle dita, per altro in natura già molto forti. Al contrario i tendini estensori, già più sottili e deboli, vengono soltanto allungati e mai rinforzati. La conseguenza di ciò può essere un netto sbilanciamento tra i flessori, che tendono ad accorciarsi ed inspessirsi, e gli estensori che si indeboliscono ulteriormente.
Il fenomeno diventa eclatante quando viene fatta esercitare con una pallina una mano che in una fase post-acuta e' ancora gonfia, dolente e rigida con conseguente peggioramento dei sintomi e dell'infiammazione.
A livello pratico ciò che si può osservare e' quindi una mano che fa fatica sia a distendersi completamente che a fare il pugno, con evidenti rigonfiamenti e sensazione di "duro" alla base delle dita. I tendini flessori sono infatti talmente inspessiti da poter essere palpati!
Concludendo, la pallina può essere si usata come strumento riabilitativo, ma nel modo e al momento giusto. La mano e' un organo troppo complesso e perfetto per poterne ridurre la sua rieducazione al solo movimento di stringere una pallina!