Antonella, frattura IV metacarpo e algodistrofia
Antonella, frattura IV metacarpo e algodistrofia
Fisiomano ormai è un’estensione della mia famiglia. A Fisiomano ho festeggiato Natali e compleanni, ho condiviso i fatti miei fatti privati, ho pianto, ho riso e mi sono divertita. Ho imparato anche nozioni di fisioterapia, ascoltando le soluzioni per me e quelle altrui; ma ho pure migliorato il modo di organizzare viaggi e di cucinare la sbrisolona, ho scoperto dove è meglio andare in palestra e cosa pensano i figli adolescenti che io non ha mai avuto. Sembrerà la mia una recensione non pertinente, fuori luogo per uno studio di fisioterapia. Invece questo clima è parte integrante della cura. Mi sono fratturata un ossicino della mano sinistra in un banale incidente d’auto, sono stata operata ed ingessata, ma, se la frattura si è saldata senza problemi, il gesso ha prodotto danni gravi, inducendo un’algodistrofia che mi ha lasciata all’inizio con una mano dolente, insensibile, rattrappita, inservibile. Lo sconcerto è stato immenso perché quella mano inutilizzabile mi rendeva menomata, impotente, invalida. Improvvisamente, a 59 anni e non sentirli, cominciavo a progettare un futuro diverso, agreste e attivo, tra orti, fiori e alberi da frutto, dopo tanti anni passati tra libri e computer. E, di botto, tutti i progetti di vita nuova franavano. Nell’immediato ero umiliata dalla perdita dell’autonomia più elementare, come vestirmi da sola o tagliare la carne; non potevo nemmeno lavarmi la faccia o sollevare una pentola pesante. Improvvisamente prendevo coscienza di come si vive nella la vecchiaia più avanzata e a me era capitata troppo presto. Ero sopraffatta. Ma ho avuto fortuna. Documentandomi in internet, ho trovato varie soluzioni per riabilitare il mio danno; ho scelto Fisiomano per intuito, basandomi sulle informazioni del sito che mi hanno convinta che fosse il posto migliore. Mi aspettavo uno studio serioso, con personale preparato e un rapporto personale con la fisioterapista, come in ogni ambulatorio. Invece sono entrata in un luminoso salone dove parecchie persone interagivano tra loro in vari modi e dove si respirava un’aria rilassata, di cura sì, ma anche di collaborazione e di amicizia. Sulla competenza delle fisioterapiste non ritengo di dover spendere nemmeno una parola perché è sottointesa e si comprende al primo incontro. Quello che voglio sottolineare è, invece, che l’ambiente da loro creato ha giocato un ruolo altrettanto importante nella guarigione. Ho potuto piangere per un’ora intera rovesciando tutta l’angoscia della mia condizione, ricevendo non solo rassicurazioni da parte loro, ma anche la comprensione degli altri pazienti che mi hanno confortata sui probabili sviluppi futuri, raccontandomi il loro percorso di guarigione. Mi hanno offerto il caffè e dei dolcetti, hanno condiviso le loro esperienze e il loro identica sentimento di iniziale smarrimento. Insomma, tutti insieme, ciascuno per la sua parte, subito mi hanno dato fiducia e speranza, due sentimenti indispensabili per procedere con convinzione in una cura che si annunciava, data la gravità della mia situazione, lunga e anche fisicamente dolorosa. Piano piano miglioravo nel mio malanno, ma anche acquisivo conoscenze e amicizie; andavo allo studio contenta di farlo, perché sarei stata bene, nel corpo e nello spirito. Ci andavo volentieri, come si va a prendere il tè dalle amiche. Le ore di lavoro fisioterapico passavano lievi. Oltre a lavorare si chiacchierava di tutto un po’; si parlava dei fatti propri, si consolavano pene d’amore, si trovavano soluzioni a piccoli problemi di ognuno. Sono guarita, ora mi mancano solo le rifiniture di una mano totalmente recuperata. E’ stata l’assoluta adeguatezza professionale delle fisioterapiste a condurmi a conclusione, ma anche, e forse soprattutto, il clima che sono state in grado di creare nel loro studio, che mi ha sostenuta emotivamente nel lungo percorso che mi è toccato. Si dice che chiusa una porta si apra un portone; per me non solo la porta non si è chiusa, perché sono guarita, ma si è aperto un portone di un’esperienza umana gratificante e la consapevolezza che la sanità, grazie alle meravigliose fisioterapiste di Fisiomano, può essere ricondotta ad una dimensione non solo professionalmente ineccepibile, ma anche umana.